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    Pierced Steel Planking: i cancelli della guerra
     

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    2008: impressioni

     

    (Jerry Whiting)

     

     

    Sembra ancora più un sogno che la realtà. È accaduto così rapidamente. Avevo sperato e sognato di visitare un giorno Venosa, in Italia, base temporanea del 485th Bomb Group dall'aprile 1944 all'aprile 1945. Il mio papà, un mitragliere di coda dell’unità, parlava spesso del suo soggiorno in quel luogo. Egli arrivò in Italia nell'ottobre del 1944 e ritornò in patria verso la fine del maggio 1945, poco dopo la fine della guerra in Europa.

              Ho ascoltato i racconti del mio papà circa Venosa e la zona circostante. Egli non era un turista in Italia. Lui, con oltre 2000 uomini, era di stanza al campo di aviazione vicino Venosa per combattere una guerra. Era il loro principale, anzi unico motivo per essere in quel luogo: volare in missioni di bombardamento sui paesi europei sotto il controllo del Hitler. Alcuni degli uomini andavano qualche volta a Venosa e nei paesi circostanti: un intervallo dai combattimenti, dalla paura e dai cieli riempiti dagli scoppi dell’antiaerea. Quelli che sono sopravvissuti e sono tornati a casa sani e salvi dopo la guerra hanno portato quei ricordi con sé. Il mio papà era uno di quei superstiti riconoscenti.

     

     

              Mio padre raccontava a proposito di Venosa e della povertà che vi era durante la guerra. Parlava del suo piccolo amico Tony, un ragazzo italiano che frequentava la base. Parlava del campo di frumento che si era trasformato in un aeroporto e del "Vecchio Denti di Sega", come veniva chiamata la montagna ad appena alcune miglia di distanza, dove più di un bombardiere B-24 del Gruppo è caduto. Aveva delle foto, qualcuna, e la maggior parte erano del suo equipaggio.

               Una foto era per lui particolarmente importante: una foto di Tony, il ragazzo italiano, in piedi accanto a John Manfrida, il mitragliere di prua dell’equipaggio. Nel corso degli anni papà si chiedeva cosa fosse accaduto a Tony ed agli altri bambini. Lui sperava che Tony se la fosse cavata dopo la guerra, che  la vita lo avesse trattato bene. Diceva che Tony aveva buone capacità per cavarsela, anche a quella giovane età, ma spesso si domandava cosa gli fosse capitato nella vita. A volte cercava di ricordare il cognome di Tony, ma non ne era mai sicuro. La povertà di Venosa e dei dintorni davvero sconcertava papà. Si manifestava dappertutto allora, nelle costruzioni cadenti, nei vestiti strappiati, negli adulti e nei bambini denutriti e amichevoli. Questi erano i ricordi che ha condiviso con me.

              Dopo aver scritto due libri sul 485th  Bomb Group, I’m Off To War, Mother, But I’ll Be Back e Don’t Let the Blue Star Turn Gold, gli uomini nella 485th  Bomb Group Association mi chiesero di essere il loro storico. Ho acconsentito, con entusiasmo. Anche se mio padre è morto nell'ottobre 2001, questo era un buon modo di mantenere viva la sua memoria e di partecipare attivamente alla conservazione della storia del Gruppo. Nel frattempo un ricercatore a Torino, Giancarlo Tagliati, mi ha aiutato ad identificare Tony ed ho appreso che era ancora vivo. Ho saputo che il cognome di Tony era Preite.

              Ho incontrato Pasquale Libutti e Renato Mancino con la magia di Internet. Entrambi sapevano della base aerea americana a Venosa ed erano interessati a conoscere di più sul 485th  Bomb Group, ed entrambi mi hanno offerto il loro aiuto nell’imparare di più circa il campo di aviazione. Più o meno nello stesso periodo ho saputo di una persona nata a Venosa che ora viveva in Florida, Carlo Briscese. Ho cominciato a scambiare email con la figlia di Carlo, Emanuela, ed inoltre ho parlato con lui al telefono. Tutte queste cose stavano accadendo così rapidamente.       

              Appena alcune settimane dopo ho saputo che il Comandante Mary Ann Gworek della Riserva Navale degli Stati Uniti, nipote di uno degli aviatori del 485th  Bomb Group, era stata mandata a Napoli. Nella corrispondenza a mezzo email mi ha detto che avrebbe voluto visitare Venosa, dove era stato suo zio Walt Gworek prima di essere abbattuto e di diventare prigioniero di guerra. Quando le ho offerto di metterla in contatto con i miei nuovi amici Pasquale e Renato, ha invitato me e mia moglie a visitare Napoli e quindi a visitare Venosa con lei. Mary Ann voleva che noi usassimo il chilometraggio gratuito da lei guadagnato come bonus per i suoi frequenti voli, ma il viaggio doveva essere fatto subito, perché lei era in procinto di ritornare negli Stati Uniti agli inizi di marzo e si era già alla fine di gennaio. Mia moglie non avrebbe potuto viaggiare con me, ma meno di tre settimane dopo ero a Napoli, con la testa che ancora mi girava nel turbine di tutta quella serie di recenti eventi.

              Pasquale e Renato hanno acconsentito di buon grado di prendersi un po’ di ferie dal lavoro per mostrarci Venosa. Durante la conversazione telefonica con Carlo Briscese avevo scoperto che non solo conosceva Tony Preite, ma che era uno dei suoi migliori amici,  e che Carlo aveva visitato l'aeroporto con Tony da ragazzino. Quando ho mandato a Carlo una foto dell’equipaggio del mio papà, Carlo ha ricordato il mio papà ed un paio di altri uomini. Era come un sogno per me. Davvero tutto questo poteva accadere? Carlo si era anche messo in contatto con Tony e gli aveva chiesto di incontrarsi con me nel mio viaggio.

              Mentre Mary Ann ed io viaggiavamo con il bus verso Candela, dove Pasquale e Renato ci aspettavano per incontrarci, mi sono domandato come potesse essere Venosa. C’era ancora la miseria? Venosa era una città pulita o sporca? Davvero avrei incontrato Tony Preite? In caso affermativo, poteva conservare ricordi particolari del mio papà dopo tanti anni? Qualcuna delle costruzioni dell’aeroporto era ancora in piedi? A che cosa assomigliava il castello? La statua di Orazio guarda allo stesso modo della foto che io possiedo? Avrei voluto che il mio papà fosse ancora vivo in modo da poter condividere questa esperienza con me.                       

     

              Quando il bus si è fermato a Candela, Pasquale e Renato ci stavano aspettando. Non sono sicuro chi era il più emozionato, ma appena Mary Ann ed io siamo scesi dal bus ho saputo che questa sarebbe stata un'esperienza meravigliosa. Pasquale parlava un po’ più di inglese rispetto a Renato, ma a quel punto le parole non erano importanti. Sapevo di avere dei nuovi amici. Mentre ci dirigevamo a Venosa, ho veduto che la campagna era pittoresca, come una cartolina. Pasquale ci ha indicato la posizione generica dell'aeroporto, proprio vicino alla strada soprelevata, che avremmo visitato il giorno seguente.

              Mentre ci avvicinavamo alla periferia di Venosa, lungo una strada tortuosa, potevo contenere a mala pena la mia eccitazione. Ero così felice, entrando a Venosa, che la città fosse bella, pulita e piacevole, senza i segni della povertà che mio padre aveva descritto. Renato attraversava la stretta via lastricata di pietre che non era molto più che un sentiero, portandoci oltre la statua di Orazio che appariva proprio come nella foto, fino alla nostra destinazione: l’hotel Orazio.

              I proprietari dell’hotel ci aspettavano. Abbiamo saputo che Tony aveva telefonato per vedere se arrivavamo. Dopo che Mary Ann ed io abbiamo sistemato i bagagli nelle nostre stanze, Pasquale e Renato ci hanno portato a fare una passeggiata a Venosa. Era piacevole vedere la gente del luogo, di tutte le età, che passeggiava giù i marciapiedi o si sedeva sulle panchine, godendosi il tepore del pomeriggio. Alcuni degli amici di Renato e di Pasquale si sono uniti a noi. Ho imparato, appena abbiamo trascorso insieme un po’ di tempo, che ciascuno sembrava avere un campo di specializzazione, come la storia locale, la storia antica, la fotografia e il rilevamento con GPS.

              Nel primo pomeriggio abbiamo incontrato Tony Preite all’entrata del castello. So che vi erano lacrime nei miei occhi nel momento che ci siamo stretti la mano e ci siamo abbracciati. Era come un sogno. Con il castello nello sfondo, abbiamo scattato foto mentre un gruppo di persone del luogo guardava. Ci siamo fermati presso i tavoli di un caffé sul marciapiedi, dove abbiamo fatto buona conversazione, assaggiato qualcuno degli aperitivi locali, abbiamo mangiato e fatto amicizia.

     

     
     

    La mattina seguente due auto dei nostri nuovi amici ci hanno portato dov’era l’aeroporto, ora un campo di grano. Tony ci ha accompagnato e ci ha fornito dettagli dei suoi ricordi sugli americani e sui loro grossi bombardieri, sono state rilevate coordinate con il GPS, scattate foto, spiegati particolari. Un agricoltore arava il suo campo con un trattore, dove una volta i bombardieri pesantemente gravati dal loro carico lottavano per decollare. Il Vecchio Denti di Sega appariva in lontananza sullo sfondo, il punto di riferimento più evidente per gli equipaggi dei bombardieri per il modo in cui sovrasta la pianura sottostante.

     

     

      
    Venosa airfield (from: Sy Weinstein - Photo 485th BG).
     

     

    Ho filmato e fotografato la scena ed i miei nuovi amici. Mary Ann osservava come mi sentivo emozionato mentre percorrevamo una strada non asfaltata fino alla nostra tappa successiva, l’area delle tende. Tony stava parlando in italiano e ci siamo fermati quando Tony ha indicato l’aerea delle tende. Tony ha camminato nel campo per circa 70 yarde e si è fermato: aveva identificato in questo punto esatto la posizione della tenda del mio papà nell’area delle tende dell’831st  Squadron. La tenda dello zio di Mary Ann era nella stessa zona. Ho guardato l’erba ondeggiare nella brezza, immaginando come Tony dovesse sentirsi come un ragazzo, pensando al mio papà ed ai suoi compagni. Molti di coloro che sono sopravvissuti alla guerra ora se ne sono andati, ma io non ho voluto soffermarmi su questo.

                 

     

    Sapevo che l’edificio del Quartier Generale, che una volta era una fattoria, era distante circa 200 yarde dall’area delle tende. Era troppo sperare di  pensare che potesse essere ancora in piedi. Ho osservato la strada non asfaltata ed ho veduto in fondo una costruzione. Siamo andati all'estremità del sentiero, dove un cancello ci sbarrava la strada. La fattoria deserta certo somigliava all’edificio del Quartier Generale ed era alla distanza corretta dall’area delle tende, ma forse questo era troppo da sperare. Abbiamo aperto uno dei miei libri per esaminare una foto del 1944 dell’edificio del Quartier Generale. Pareva certamente la stessa costruzione, ma poteva essere?

              Abbiamo suonato il clackson, cercando di attirare l'attenzione di qualcuno all’interno dell'azienda agricola. Un cane ha abbaiato e le oche hanno starnazzato, ma non si vedeva alcun segno di presenza umana. Alla fine, abbiamo scavalcato la recinzione per dare un’occhiata più da vicino. Non abbiamo visto nessuno mentre ci avvicinavamo alla costruzione. Ormai ero sicuro che questa era la vecchia sede del Quartier Generale. Ho fotografato e filmato la parte anteriore dell’edificio. Uno dei miei compagni ha battuto sul portone dell’edificio principale, senza nessuna risposta.

              Dopo aver nuovamente scavalcato il recinto per tornare sulla strada abbiamo sentito un clacson che suonava. Attraverso il campo abbiamo visto un veicolo che si dirigeva verso di noi. L'uomo nell'automobile si è fermato al cancello ed ha voluto sapere cosa stavamo facendo sulla proprietà. I miei amici hanno spiegato la situazione ed il sig. Francesco Rienzi ci ha invitato a seguirci di nuovo nella proprietà. Ci ha detto che era il conduttore del fondo. Ha detto che nessuno poteva accedere all'interno della costruzione per una questione legale, ma ci ha accolti volentieri sul fondo accompagnandoci a visitarlo e a scattare foto.

     

          

     

     

    Dopo la nostra visita, con molte foto, video e bei ricordi ma stanchi e affamati, siamo tornati in città dove i nostri nuovi amici ci hanno offerto un meraviglioso pranzo presso un ristorante non lontano dal castello. La moglie di Pasquale, Agata, si è unita a noi. Ha portato un tesoro di famiglia da mostrarci: un bel lenzuolo di seta ricamata, ricavato dai paracadute americani. Era piacevole avere un’altra donna nel nostro gruppo e sono sicuro che anche Mary Ann apprezzava avere un’altra compagnia femminile. Dopo il pranzo siamo andati a fare un'altra passeggiata in Venosa nelle prime ore della sera, ammirando le più belle vedute del luogo, con lezioni di storia raccontate da Pasquale e dagli altri del gruppo. Ho dormito bene quella notte.

     

     

     

    La mattina dopo ho ottenuto di vedere l’antica Chiesa della Trinità, poi abbiamo fatto un giro nel castello, prima di fermarci ancora presso il Caffé sul marciapiede per un rinfresco. Alcuni dei nostri nuovi amici erano là per salutarci, compreso Tony. Più tardi, Pasquale ci ha riportato a Candela per prendere il nostro bus. I pensieri riempivano la mia mente sul bus che ci riportava a Napoli. E’ stata un’esperienza che serberò nel cuore. E, cosa ancora più importante, adesso so che gli uomini nel 485th Bomb Group, come il mio papà, non sono dimenticati.

     

     

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