Mario Gallù,  L’Isola d’Ischia da terra di emigranti a terra di immigrati               

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TESTIMONIANZE DI IMMIGRATI STRANIERI AD ISCHIA 
 
 
Di seguito si riportano alcuni articoli tratti dal quotidiano locale “Il Golfo” che in parte segnala il senso comune degli ischitani e, a seguire, alcune testimonianze dirette di immigrati che spiegano le ragioni della loro migrazione dalle terre di origine e le aspettative e le speranze connesse al loro migrare. I cognomi degli autori delle testimonianze dirette, pur dichiarati dagli autori medesimi, sono stati omessi.

 

L’ISOLA DEGLI IMMIGRATI, IN 3.000 VIVONO E LAVORANO TRA ISCHIA E FORIO (Ugo Vuoso, tratto da Il Golfo, quotidiano di Ischia e Procida.)
 
«Una ricerca promossa da Circolo Didattico di Barano in collaborazione con il Centro Etnografico Campano fa luce sulla importante realtà dell’immigrazione ad Ischia. 
Sono oltre 3000 gli immigrati che vivono e lavorano ad Ischia. 
Per la prima volta nella sua storia il nostro Paese diventa terra di immigrazione. Tale fenomeno ha avviato la trasformazione della società locale in società multiculturale. 
Di fronte a questo processo ormai diffuso e sempre più invasivo le comunità isolane si sono trovate impreparate, nonostante la loro lunga esperienza con un turismo cosmopolita. Ma si tratta evidentemente di stranieri che, diversamente dai turisti, giungono in uno dei sei Comuni per restarvi a lungo, per lavorare e  vivere tra gli isolani, condividendo lo stesso spazio sociale. 
E’ quest’aspetto che inquieta  perché chi giunge per restare avanza un’implicita richiesta di riconoscimento. 
Una richiesta che, in generale, non viene accettata. E sul piano dell’eguaglianza civile i lavoratori ospiti vengono tollerati, a patto che non abbiano pretese. 
La diversità culturale e socio-economica si pone perciò spesso come limite di convergenza in cui soprattutto luoghi comuni e stereotipi conformano l’intero assetto di una ricostruzione del “noi” rispetto a “ loro”. 
E’ così che le ragazze polacche diventano pericolosi elementi per l’armonia delle famiglie, in quanto “rubano i mariti”, stereotipo che la dice lunga sulla stessa condizione del ruolo della donna nella società locale tradizionale. 
Nel parlare comune l’immagine degli immigrati è spesso associata , nella loro marginalità sociale, al potenziale delinquenziale. 
Si tratta  di difese, di barriere ideologiche elevate a “protezione” del Paese che invece trova in questa grande e disponibile forza-lavoro nuova linfa per la propria economia e per la propria stabilità sociale.»

 

POSSO DARTI TANTO AL MESE, ALTRIMENTI PRENDO UN POLACCO O UN UCRAINO   (Isabella Marino, tratto da Il Golfo, quotidiano di Ischia e Procida, 5.3.2004.)
 
«Il fenomeno è cresciuto di anno in anno, di pari passo con quanto avveniva in altri settori lavorativi, anche sulla nostra isola. E così non rappresenta più un’eccezione la presenza di lavoratori extracomunitari nelle strutture ricettive isolane, dove svolgono le più diverse mansioni, il più delle volte in condizioni inaccettabili perfino per gli isolani, che pure notoriamente soggiacciono, almeno nella stragrande maggioranza, a situazioni per loro decisamente penalizzanti, sul piano economico e dei diritti, rispetto a quanto previsto dal contratto nazionale dei lavoratori del turismo e dalle normative vigenti. Con il risultato che soprattutto in questa fase critica della nostra economia turistica, si va delineando una sempre più accesa competizione tra lavoratori locali e stranieri per la conquista dei posti di lavoro disponibili, che vede alla fine premiati quelli che accettano l’offerta puntualmente al ribasso della maggior parte delle aziende. Cosicché, alla fine, a guadagnarci sono, come di prammatica, solo gli albergatori. Anche se è un guadagno di breve respiro che si rischia di scontare nel medio-lungo periodo con una dequalificazione dei servizi garantiti alla clientela. In un recente convegno dei lavoratori d’albergo nessuno dei partecipanti ha rinfacciato agli stranieri la colpa di “rubare” il lavoro agli isolani, ma tutti hanno piuttosto stigmatizzato il comportamento degli albergatori, inclini ad approfittare dell’esubero di domanda generato dalla presenza dei “forestieri” per risparmiare ulteriormente sulle retribuzioni e sulle garanzie, anche a costo di non rispettare regole basilari nei rapporti di lavoro, di assumere personale non qualificato per gli incarichi a cui viene destinato, di squalificare il proprio prodotto e, di conseguenza, il “Prodotto Ischia” in generale. D’altronde la disponibilità dei lavoratori stranieri, costretti dalla necessità, ad adattarsi a condizioni di lavoro pessime, rende inevitabilmente ancora più deboli i lavoratori isolani, che per mantenere il lavoro debbono sempre più spesso accettare qualifiche più basse di quelle reali e stipendi ridotti all’osso, un orario di lavoro anche di dodici se non di quattordici ore nei periodi di alta stagione, e via elencando. Il tutto nella speranza di essere riconfermati nella stagione successiva, salvo poi trovarsi il posto occupato senza essere stato preavvisato e quindi si è costretti a ricercare una nuova collocazione lavorativa, in tempi ristretti e con le possibilità ridotte al lumicino, e quindi più facilmente ricattabili, se ad Ischia non ci si vuole fare solo i bagni. Se questo sistema di ricatto non produceva grandi effetti negativi quando l’economia turistica era in piena espansione, ora con la stessa che stenta o ha ridotto la sua portata sono diventati una mina ad orologeria che rischia di scoppiare in qualsiasi momento, provocando drammi personali e familiari di notevole portata. Ma il rischio maggiore è che a rimetterci non siano solo i lavoratori, ma tutto il sistema.» 

 

TESTIMONIANZA DI ALEXANDER (RUSSIA)  
 
«Sono un ragazzo che viene dalla Russia, dalla grande madre Russia. La Russia è un Paese immenso che grazie alla sua estensione racchiude una grande diversità di paesaggi, dovuta soprattutto alle differenze climatiche che ci sono da una parte all’altra del Paese... Altra caratteristica dovuta all’estensione territoriale è l’insieme di etnie che con qualche difficoltà convivono nello stesso Paese. Anche per quanto riguarda la religione le diversità sono enormi: ortodossi, cattolici, musulmani, ebrei, testimoni di Geova e questo spesso causa conflitti. Durante il periodo del comunismo la situazione era più controllata e quando ciascuna Repubblica ha cercato la sua indipendenza, dopo circa settant’anni di comunismo, la libertà avuta non è stata sempre ben gestita sotto l’aspetto industriale, mentre sotto il comunismo tutto funzionava perfettamente e ciascuna azione era finalizzata ad un progetto comune che desse beneficio a tutto il Paese, la democratica libertà ha indebolito e impoverito ciascuna Repubblica e il lavoro sicuro che prima tutti avevano è venuto a mancare. Le classi sociali ricche si sono ritrovate ancora più ricche, mentre i semplici lavoratori hanno perso le ricchezze e le concretezze che il comunismo, se pur molto rigido e pressante, dava loro. Per quanto riguarda la mia esperienza, Noi (la famiglia) ci siamo trasferiti dal Tadgikistan, paese caldo e ricco, fin su nella fredda Siberia. Questo accadde per il nostro spirito d’avventura e i miei genitori, mia mamma ginecologa e mio padre ingegnere, vollero cercare in un nuovo, se pur ostile territorio, di colonizzare e di formare un nucleo che potesse migliorare quel luogo così freddo. Mia madre, essendo negli anni ottanta l’unico medico di questa zone, svolgeva non solo la sua professione di ginecologa ma anche di medico generico, aiutando donne e bambini. In circa dieci anni quella zona abitata da solo diciotto persone divenne un importante centro petrolifero: la moderna città Nojbrsk. La mia adolescenza è stata molto felice e per niente monotona; in quel paese cominciai i miei studi in una piccola stanza dove soli cinque ragazzi di età diverse iniziavano un nuovo percorso. Ma già un anno dopo gli abitanti erano notevolmente aumentati e della piccola e unica stanza-scuola (non rimase traccia), una nuova struttura a due piani ospitava circa ottocento persone di età diverse e man mano, fino ad arrivare alla laurea, è stato sempre un crescendo di nuove piacevoli situazioni. Cosa rimane, ora che sono in Italia da otto anni? Tanti bei ricordi di me, di mia madre, dei miei parenti e amici. E se pure ho deciso che la mia vita continuerà in questa splendida isola, non dimenticherò mai le mie origini,le mie tradizioni, e una parte del mio cuore nostalgico rimarrà sempre tra i bianchi paesaggi della mia gioventù.»  

 

TESTIMONIANZA DI JACEK (POLONIA)  

« Mi chiamo Jacek, sono nato in Polonia a C......, ho 27 anni, faccio l’imbianchino di case. C...... è un piccolo paese con circa 2000 case, due chiese, strade ed autostrade per l’estero,c’è anche la ferrovia. Il territorio è collinare e pianeggiante; c’è molto verde, ci sono due bar, sale da gioco per bambini e grandi, due palestre chiuse. Vicino alla scuola c’è lo stadio per giocare a calcio ma si svolgono anche altri giochi. I miei genitori sono morti, il papà lavorava in fabbrica specializzata in motori di aerei, mia mamma in pasticceria. Siamo cinque figli di cui tre femmine e due maschi. Ora un fratello è qui con me ad Ischia, una sorelle si trova a Bologna. Anche le altre sorelle rimaste in Polonia vorrebbero venire in Italia, preferiscono Ischia per stare insieme. Nel 1993 sono partito dal mio Paese per arrivare in Grecia dove sono rimasto per sei anni. Lavoravo come imbianchino (specializzato dalla scuola), poi sono ritornato in Polonia per due anni, dopo sono partito per l’Italia e sono arrivato direttamente ad Ischia, dove c’era già mia sorella che mi aveva trovato lavoro come dipendente nel cantiere navale.Ora faccio diversi lavori: pitturazione di imbarcazioni, di case, sistemazione di giardini. Con me c’è mia moglie e mio figlio di due anni, facciamo sacrifici per poter un giorno ritornare nel nostro Paese. Quando io ritorno a casa dal lavoro mi curo del bambino, mentre mia moglie esce per andare a lavorare (due ore di pulizie al bar). Abbiamo intenzione di rimanere in Italia fino a quando il bambino non andrà a scuola, poi pensiamo di ritornare nel nostro Paese, sperando che le cose migliorino. Mi trovo bene ad Ischia, l’isola mi piace perché è pulita, verde come la mia Polonia. Non ho avuto difficoltà di inserimento, ho subito fittato una casa dove vivo con la mia famiglia. All’inizio ho avuto difficoltà con la lingua. Perché ci sono troppi dialetti. Ora è più facile e mi faccio capire. Gli Ischitani sono molto ospitali come i Greci. Sono molto religioso e tutte le domeniche vado in chiesa. Ricordo le processioni religiose del mio Paese: processione alla Madonna di Czestochowa, per arrivare dal mio paese bisogna fare dieci giorni di pellegrinaggio; processione alla Madonna di Cracovia, tre giorni di pellegrinaggio. Ci sono anche diverse feste popolari. Quella che si svolge a fine agosto, dopo la mietitura del grano coinvolge tutti gli abitanti del mio paese, che scendono in piazza con costumi folcloristici e danzano. In inverno, siccome fa molto freddo, si beve la vodka; il piatto preferito è il “bigos”: carne di maiale, salsicce, verza farcita.»

 

TESTIMONIANZA DI ROXANA (ARGENTINA)
 
«Il mio nome è Roxana, vengo dall’Argentina, sono vissuta lì per 25 anni. L’Argentina è una terra bellissima che ha tutto: mare, montagna, fiumi e anche la neve……Abbiamo come tradizione il ballo che si chiama “Tango”. I costumi sono simili all’Italia. Nel mangiare come priorità c’è la carne. Il nostro Paese ha una qualità di carne molto buona perché le mucche vengono allevate con l’erba e ci sono dei prati grandissimi dove possono stare bene e alimentarsi bene, lo spazio per muoversi c’è. La nostra terra è ricca, qualsiasi cosa fiorisce. Ci sono tantissimi posti belli che non si possono raccontare tutti quanti, vi racconterò di una provincia che si chiama Iguarù . Lì ci sono le cascate dell’Iguarù, è un posto incredibile, tra quelle cascate c’è una in particolare che si chiama la “Gola del diavolo”: è un posto meraviglioso, pieno di verde con tantissima foresta e tantissimi tipi di piante, tantissimi tipi di insetti ed in particolare un’ape che si chiama “Tucano”. C’è una foresta bellissima che sembra non finisca mai e si trova al confine con il Brasile. L’Argentina è un Paese molto grande ma ci sono pochi abitanti (30.000.000) e tantissimi posti vuoti che hanno bisogno di gente per coltivare la terra, ma la maggior parte della gente  abita a Bs As e in poche altre province mentre molte province hanno pochi abitanti perché non c’è progresso, non hanno un lavoro per vivere e si spostano verso Bs As, pensando in un futuro migliore. La colpa non è della gente ma dei governi che ci sono stati e che ci sono anche adesso. La gente non crede più a nessuno, si sente insicura e per questo decide di emigrare. Nell’anno 2002 è accaduto questo gran problema economico mai capitato prima all’Argentina che ha toccato il fondo. Perché non c’erano più soldi nelle banche. La gente si è trovata all’improvviso senza quei pochi soldi che aveva in banca. La crisi ha travolto il 70% della popolazione. La gente non prendeva il mensile , lavorava per pochi soldi, sono iniziati i saccheggi ma non era la gente comune, non sarebbe arrivata a tanto, quelli erano coloro che non lavoravano mai e hanno colto il momento giusto. Hanno chiuso tante fabbriche, il commercio più piccolo ha chiuso i negozi, perché la gente  non ha un lavoro, non ha sicurezza, non spende e non compra niente e così il commercio non funziona. Adesso dicono che la situazione va migliorando ma io penso che l’Argentina avrà bisogno di molto tempo per riuscire a migliorare . E’ un Paese molto ricco ma non lo sanno gestire, perché noi abbiamo di tutto ma abbiamo bisogno di un governo migliore. Se vogliamo fare un paragone tra Argentina e Italia , non si può fare, perché il 60% della popolazione argentina sono Italiani che sono immigrati nell’anno’45 dopo la seconda guerra mondiale. L’Argentina è un Paese di immigranti: ci sono Italiani, Spagnoli, eccetera, Le abitudini sono molto simili perché gli Italiani hanno portato le loro tradizioni, il mangiare è uguale solo che noi mangiamo più carne ma la cucina è molto simile. I costumi sono uguali. L’Argentina e l’Italia sono come fratelli. L’ultima notizia: Il Ministro Roberto Lavagna ha rivelato che la crisi energetica costerà più di 2000 milioni di Pesos quest’anno.»
TESTIMONIANZA DI EUGENIA (KAZAKSTAN) (Eugenia, 45 anni, laureata, ingegnere meccanico, sposata.)  

«Sono nata il 14 agosto 1956 in Repubblica Kazakstan, dove i miei genitori appena sposati sono andati in volontariato. Mamma, P. Anna, ora pensionata, ha lavorato per 35 anni come direttore di posta. Padre, P. Paolo, laureato, storico-archeologo, ha dedicato 37 anni a insegnare la nuova generazione in un liceo classico. Per 15 anni ha fatto il lavoro del sindaco del paese. Ho due sorelle e un fratello, più piccoli. Sono felicemente sposata e abito in una bellissima città, una delle più grandi città dello Stato. C’è un centro storico con una architettura ricca, la città è costruita in stile “austriaco”. Abbiamo due teatri, un conservatorio, un’Università, tante fabbriche: in tempi sovietici un grande centro industriale. In epoca socialista la donna si dedicava agli studi e anche alla carriera. Per i meriti del lavoro a età di 24 anni sono stata inserita in Partito Comunista. Con il crollo del socialismo, per i problemi economici dello stato ho dovuto lasciare la mia casa e sono arrivata in Italia tre anni fa per lavoro. Sono arrivata con il visto turistico. Da tre anni lavoro nella stessa casa privata. Mi fanno male i problemi burocratici, che finora sono extracomunitaria. Mi farebbe piacere di ottenere il permesso di soggiorno, di pagare tutte le tasse per sentirmi me stessa, una persona libera, perché sono stata educata in modo onesto. Abbiamo tentato tante volte con la mia signora – italiana – di prendere il permesso, ma sempre qualche istante burocratici hanno impedito. Tante persone come me sono venute temporaneamente in Italia, la mia domanda se si trova un cittadino che si prende tutte le responsabilità su di me, sul mio marito, perché dobbiamo sentirci “clandestini”? Mi auguro che stato italiano a più presto possibile adota  una legge che ne farà respirare libero sotto cielo limpido, azzurro dell’Italia.»  

 

 

TESTIMONIANZA DI TATIANA ( UCRAINA ) 
SMS “G. SCOTTI” di Ischia, Archivio CTP.
 
«Sono una ragazza di venti anni e vengo dall’Ucraina, che prima era Russia o URSS. Quando l’Ucraina è diventata indipendente tante cose sono andate storte. 
Ad esempio: le fabbriche sono state chiuse, i prezzi si sono alzati, ma certo gli stipendi degli abitanti sono rimasti gli stessi. 
Poi addirittura hanno cambiato la moneta (da rubli a grivni) e per questo motivo tanta gente ha perso molti soldi depositati in banca. 

 

Poi con la mancanza di lavoro la gente giustamente va in banca a ritirare i soldi, almeno quelli che sono rimasti, ma la banca dice che non ha più denaro perché ormai stanno fallendo e alle persone non rimane niente altro se non andare a lavorare in Europa. Certo alcuni rimangono per i genitori e perché non hanno voglia di lasciare il proprio paese, la patria alla quale sono molto legati con le proprie tradizioni. L’Ucraina è un Paese molto bello. Ha tanti bei posti da visitare e tutto è sempre molto verde... Le terre sono molto fertili e la verdura cresce buona e sana... Alcuni anni fa non si lavorava solo ma ci si divertiva facendo delle feste sulle spiagge e  attorno al fuoco ...ballavamo tante danze e alla fine cocevamo le patate nella cenere del falò.»
TESTIMONIANZE DI IMMIGRATI STRANIERI AD ISCHIA

 

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