...ed immigrati
- TESTIMONIANZE
DI IMMIGRATI
STRANIERI AD ISCHIA
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Di
seguito si riportano alcuni articoli tratti dal quotidiano locale “Il
Golfo” che in parte segnala il senso comune degli ischitani
e, a seguire, alcune testimonianze dirette di immigrati che
spiegano le ragioni della loro migrazione dalle terre di origine e
le aspettative e le speranze connesse al loro migrare. I
cognomi degli autori delle testimonianze dirette, pur dichiarati
dagli autori medesimi, sono stati omessi.
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- L’ISOLA
DEGLI IMMIGRATI, IN 3.000 VIVONO E LAVORANO TRA ISCHIA E FORIO (Ugo
Vuoso, tratto da Il Golfo, quotidiano di Ischia e
Procida.)
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- «Una
ricerca promossa da Circolo Didattico di Barano in collaborazione
con il Centro Etnografico Campano fa luce sulla importante realtà
dell’immigrazione ad Ischia.
- Sono oltre 3000 gli immigrati che
vivono e lavorano ad Ischia.
- Per la prima volta nella sua storia il
nostro Paese diventa terra di immigrazione. Tale fenomeno ha avviato
la trasformazione della società locale in società multiculturale.
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Di fronte a questo processo ormai diffuso e sempre più invasivo le
comunità isolane si sono trovate impreparate, nonostante la loro
lunga esperienza con un turismo cosmopolita. Ma si tratta
evidentemente di stranieri che, diversamente dai turisti, giungono
in uno dei sei Comuni per restarvi a lungo, per lavorare e
vivere tra gli isolani, condividendo lo stesso spazio
sociale.
- E’ quest’aspetto che inquieta
perché chi giunge per restare avanza un’implicita
richiesta di riconoscimento.
- Una richiesta che, in generale, non
viene accettata. E sul piano dell’eguaglianza civile i lavoratori
ospiti vengono tollerati, a patto che non abbiano pretese.
- La
diversità culturale e socio-economica si pone perciò spesso come
limite di convergenza in cui soprattutto luoghi comuni e stereotipi
conformano l’intero assetto di una ricostruzione del “noi”
rispetto a “ loro”.
- E’ così che le ragazze polacche diventano
pericolosi elementi per l’armonia delle famiglie, in quanto
“rubano i mariti”, stereotipo che la dice lunga sulla stessa
condizione del ruolo della donna nella società locale tradizionale.
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Nel parlare comune l’immagine degli immigrati è spesso associata
, nella loro marginalità sociale, al potenziale delinquenziale.
- Si
tratta di difese, di
barriere ideologiche elevate a “protezione” del Paese che invece
trova in questa grande e disponibile forza-lavoro nuova linfa per la
propria economia
e per la propria stabilità sociale.»
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- POSSO DARTI TANTO AL MESE,
ALTRIMENTI PRENDO UN POLACCO O UN UCRAINO (Isabella
Marino, tratto da Il Golfo, quotidiano di Ischia e Procida, 5.3.2004.)
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- «Il
fenomeno è cresciuto di anno in anno, di pari passo con quanto avveniva
in altri settori lavorativi, anche sulla nostra isola. E così non
rappresenta più un’eccezione la presenza di lavoratori
extracomunitari nelle strutture ricettive isolane, dove svolgono le più
diverse mansioni, il più delle volte in condizioni inaccettabili
perfino per gli isolani, che pure notoriamente soggiacciono, almeno
nella stragrande maggioranza, a situazioni per loro decisamente
penalizzanti, sul piano economico e dei diritti, rispetto a quanto
previsto dal contratto nazionale dei lavoratori del turismo e dalle
normative vigenti. Con il risultato che soprattutto in questa fase
critica della nostra economia turistica, si va delineando una sempre più
accesa competizione tra lavoratori locali e stranieri per la conquista
dei posti di lavoro disponibili, che vede alla fine premiati quelli che
accettano l’offerta puntualmente al ribasso della maggior parte delle
aziende. Cosicché, alla fine, a guadagnarci sono, come di prammatica,
solo gli albergatori. Anche se è un guadagno di breve respiro che si
rischia di scontare nel medio-lungo periodo con una dequalificazione dei
servizi garantiti alla clientela. In un recente convegno dei lavoratori
d’albergo nessuno dei partecipanti ha rinfacciato agli stranieri la
colpa di “rubare” il lavoro agli isolani, ma tutti hanno piuttosto
stigmatizzato il comportamento degli albergatori, inclini ad
approfittare dell’esubero di domanda generato dalla presenza dei
“forestieri” per risparmiare ulteriormente sulle retribuzioni e
sulle garanzie, anche a costo di non rispettare regole basilari nei
rapporti di lavoro, di assumere personale non qualificato per gli
incarichi a cui viene destinato, di squalificare il proprio prodotto e,
di conseguenza, il “Prodotto Ischia” in generale. D’altronde la
disponibilità dei lavoratori stranieri, costretti dalla necessità, ad
adattarsi a condizioni di lavoro pessime, rende inevitabilmente ancora
più deboli i lavoratori isolani, che per mantenere il lavoro debbono
sempre più spesso accettare qualifiche più basse di quelle reali e
stipendi ridotti all’osso, un orario di lavoro anche di dodici se non
di quattordici ore nei periodi di alta stagione, e via elencando. Il
tutto nella speranza di essere riconfermati nella stagione successiva,
salvo poi trovarsi il posto occupato senza essere stato preavvisato e
quindi si è costretti a ricercare una nuova collocazione lavorativa, in
tempi ristretti e con le possibilità ridotte al lumicino, e quindi più
facilmente ricattabili, se ad Ischia non ci si vuole fare solo i bagni.
Se questo sistema di ricatto non produceva grandi effetti negativi
quando l’economia turistica era in piena espansione, ora con la stessa
che stenta o ha ridotto la sua portata sono diventati una mina ad
orologeria che rischia di scoppiare in qualsiasi momento, provocando
drammi personali e familiari di notevole portata. Ma il rischio maggiore
è che a rimetterci non siano solo i lavoratori, ma tutto il sistema.»
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- TESTIMONIANZA DI ALEXANDER
(RUSSIA)
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- «Sono
un ragazzo che viene dalla Russia, dalla grande madre Russia. La Russia
è un Paese immenso che grazie alla sua estensione racchiude una grande
diversità di paesaggi, dovuta soprattutto alle differenze climatiche
che ci sono da una parte all’altra del Paese...
Altra caratteristica
dovuta all’estensione territoriale è l’insieme di etnie che con
qualche difficoltà convivono nello stesso Paese. Anche per quanto
riguarda la religione le diversità sono enormi: ortodossi, cattolici,
musulmani, ebrei, testimoni di Geova e questo spesso causa conflitti.
Durante il periodo del comunismo la situazione era più controllata e
quando ciascuna Repubblica ha cercato la sua indipendenza, dopo circa
settant’anni di comunismo, la libertà avuta non è stata sempre ben
gestita sotto l’aspetto industriale, mentre sotto il comunismo tutto
funzionava perfettamente e ciascuna azione era finalizzata ad un
progetto comune che desse beneficio a tutto il Paese, la democratica
libertà ha indebolito e impoverito ciascuna Repubblica e il lavoro
sicuro che prima tutti avevano è venuto a mancare. Le classi sociali
ricche si sono ritrovate ancora più ricche, mentre i semplici
lavoratori hanno perso le ricchezze e le concretezze che il comunismo,
se pur molto rigido e pressante, dava loro. Per quanto riguarda la mia
esperienza, Noi (la famiglia) ci siamo trasferiti dal Tadgikistan, paese
caldo e ricco, fin su nella fredda Siberia. Questo accadde per il nostro
spirito d’avventura e i miei genitori, mia mamma ginecologa e mio
padre ingegnere, vollero cercare in un nuovo, se pur ostile territorio,
di colonizzare e di formare un nucleo che potesse migliorare quel luogo
così freddo. Mia madre, essendo negli anni ottanta l’unico medico di
questa zone, svolgeva non solo la sua professione di ginecologa ma anche
di medico generico, aiutando donne e bambini. In circa dieci anni quella
zona abitata da solo diciotto persone divenne un importante centro
petrolifero: la moderna città Nojbrsk. La mia adolescenza è stata
molto felice e per niente monotona; in quel paese cominciai i miei studi
in una piccola stanza dove soli cinque ragazzi di età diverse
iniziavano un nuovo percorso. Ma già un anno dopo gli abitanti erano
notevolmente aumentati e della piccola e unica stanza-scuola (non rimase
traccia), una nuova struttura a due piani ospitava circa ottocento
persone di età diverse e man mano, fino ad arrivare alla laurea, è
stato sempre un crescendo di nuove piacevoli situazioni. Cosa rimane,
ora che sono in Italia da otto anni? Tanti bei ricordi di me, di mia
madre, dei miei parenti e amici. E se pure ho deciso che la mia vita
continuerà in questa splendida isola, non dimenticherò mai le mie
origini,le mie tradizioni, e una parte del mio cuore nostalgico rimarrà
sempre tra i bianchi paesaggi della mia gioventù.»
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TESTIMONIANZA DI JACEK (POLONIA)
«
Mi chiamo Jacek, sono nato in Polonia a C......,
ho 27 anni, faccio l’imbianchino di case. C...... è un piccolo
paese con circa 2000 case, due chiese, strade ed autostrade per
l’estero,c’è anche la ferrovia. Il territorio è collinare e
pianeggiante; c’è molto verde, ci sono due bar, sale da gioco per
bambini e grandi, due palestre chiuse. Vicino alla scuola c’è lo
stadio per giocare a calcio ma si svolgono anche altri giochi. I
miei genitori sono morti, il papà lavorava in fabbrica
specializzata in motori di aerei, mia mamma in pasticceria. Siamo
cinque figli di cui tre femmine e due maschi. Ora un fratello è qui
con me ad Ischia, una sorelle si trova a Bologna. Anche le altre
sorelle rimaste in Polonia vorrebbero venire in Italia, preferiscono
Ischia per stare insieme. Nel 1993 sono partito dal mio Paese per
arrivare in Grecia dove sono rimasto per sei anni. Lavoravo come
imbianchino (specializzato dalla scuola), poi sono ritornato in
Polonia per due anni, dopo sono partito per l’Italia e sono
arrivato direttamente ad Ischia, dove c’era già mia sorella che
mi aveva trovato lavoro come dipendente nel cantiere navale.Ora
faccio diversi lavori: pitturazione di imbarcazioni, di case,
sistemazione di giardini. Con me c’è mia moglie e mio figlio di
due anni, facciamo sacrifici per poter un giorno ritornare nel
nostro Paese. Quando io ritorno a casa dal lavoro mi curo del
bambino, mentre mia moglie esce per andare a lavorare (due ore di
pulizie al bar). Abbiamo intenzione di rimanere in Italia fino a
quando il bambino non andrà a scuola, poi pensiamo di ritornare nel
nostro Paese, sperando che le cose migliorino. Mi trovo bene ad
Ischia, l’isola mi piace perché è pulita, verde come la mia
Polonia. Non ho avuto difficoltà di inserimento, ho subito fittato
una casa dove vivo con la mia famiglia. All’inizio ho avuto
difficoltà con la lingua. Perché ci sono troppi dialetti. Ora è
più facile e mi faccio capire. Gli Ischitani sono molto ospitali
come i Greci. Sono molto religioso e tutte le domeniche vado in
chiesa. Ricordo le processioni religiose del mio Paese: processione
alla Madonna di Czestochowa, per arrivare dal mio paese bisogna fare
dieci giorni di pellegrinaggio; processione alla Madonna di
Cracovia, tre giorni di pellegrinaggio. Ci sono anche diverse feste
popolari. Quella che si svolge a fine agosto, dopo la mietitura del
grano coinvolge tutti gli abitanti del mio paese, che scendono in
piazza con costumi folcloristici e danzano. In inverno, siccome fa
molto freddo, si beve la vodka; il piatto preferito è il “bigos”:
carne di maiale, salsicce, verza farcita.»
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- TESTIMONIANZA DI ROXANA
(ARGENTINA)
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- «Il
mio nome è Roxana, vengo dall’Argentina, sono vissuta lì per 25
anni. L’Argentina è una terra bellissima che ha tutto: mare,
montagna, fiumi e anche la neve……Abbiamo come tradizione il ballo
che si chiama “Tango”. I costumi sono simili all’Italia. Nel
mangiare come priorità c’è la carne. Il nostro Paese ha una qualità
di carne molto buona perché le mucche vengono allevate con l’erba e
ci sono dei prati grandissimi dove possono stare bene e alimentarsi
bene, lo spazio per muoversi c’è. La nostra terra è ricca,
qualsiasi cosa fiorisce. Ci sono tantissimi posti belli che non si
possono raccontare tutti quanti, vi racconterò di una provincia che
si chiama Iguarù . Lì ci sono le cascate dell’Iguarù, è un posto
incredibile, tra quelle cascate c’è una in particolare che si
chiama la “Gola del diavolo”: è un posto meraviglioso, pieno di
verde con tantissima foresta e tantissimi tipi di piante, tantissimi
tipi di insetti ed in particolare un’ape che si chiama “Tucano”.
C’è una foresta bellissima che sembra non finisca mai e si trova al
confine con il Brasile. L’Argentina è un Paese molto grande ma ci
sono pochi abitanti (30.000.000) e tantissimi posti vuoti che hanno
bisogno di gente per coltivare la terra, ma la maggior parte della
gente abita a Bs As e in poche altre province mentre molte province
hanno pochi abitanti perché non c’è progresso, non hanno un lavoro
per vivere e si spostano verso Bs As, pensando in un futuro migliore.
La colpa non è della gente ma dei governi che ci sono stati e che ci
sono anche adesso. La gente non crede più a nessuno, si sente
insicura e per questo decide di emigrare. Nell’anno 2002 è accaduto
questo gran problema economico mai capitato prima all’Argentina che
ha toccato il fondo. Perché non c’erano più soldi nelle banche. La
gente si è trovata all’improvviso senza quei pochi soldi che aveva
in banca. La crisi ha travolto il 70% della popolazione. La gente non
prendeva il mensile , lavorava per pochi soldi, sono iniziati i
saccheggi ma non era la gente comune, non sarebbe arrivata a tanto,
quelli erano coloro che non lavoravano mai e hanno colto il momento
giusto. Hanno chiuso tante fabbriche, il commercio più piccolo ha
chiuso i negozi, perché la gente non ha un lavoro, non ha sicurezza, non spende e non compra
niente e così il commercio non funziona. Adesso dicono che la
situazione va migliorando ma io penso che l’Argentina avrà bisogno
di molto tempo per riuscire a migliorare . E’ un Paese molto ricco
ma non lo sanno gestire, perché noi abbiamo di tutto ma abbiamo
bisogno di un governo migliore. Se vogliamo fare un paragone tra
Argentina e Italia , non si può fare, perché il 60% della
popolazione argentina sono Italiani che sono immigrati
nell’anno’45 dopo la seconda guerra mondiale. L’Argentina è un
Paese di immigranti: ci sono Italiani, Spagnoli, eccetera, Le
abitudini sono molto simili perché gli Italiani hanno portato le loro
tradizioni, il mangiare è uguale solo che noi mangiamo più carne ma
la cucina è molto simile. I costumi sono uguali. L’Argentina e
l’Italia sono come fratelli. L’ultima notizia: Il Ministro Roberto
Lavagna ha rivelato che la crisi energetica costerà più di 2000
milioni di Pesos quest’anno.»
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TESTIMONIANZA DI EUGENIA (KAZAKSTAN)
(Eugenia, 45 anni, laureata, ingegnere
meccanico, sposata.)
«Sono
nata il 14 agosto 1956 in Repubblica Kazakstan, dove i miei genitori
appena sposati sono andati in volontariato. Mamma, P.
Anna, ora pensionata, ha lavorato per 35 anni come direttore di posta.
Padre, P.
Paolo, laureato, storico-archeologo, ha dedicato 37 anni a insegnare
la nuova generazione in un liceo classico. Per 15 anni ha fatto il lavoro
del sindaco del paese. Ho due sorelle e un fratello, più piccoli.
Sono felicemente sposata e abito in una bellissima città, una delle
più grandi città dello Stato. C’è un centro storico con una
architettura ricca, la città è costruita in stile “austriaco”.
Abbiamo due teatri, un conservatorio, un’Università, tante
fabbriche: in tempi sovietici un grande centro industriale. In epoca
socialista la donna si dedicava agli studi e anche alla carriera. Per
i meriti del lavoro a età di 24 anni sono stata inserita in Partito
Comunista. Con il crollo del socialismo, per i problemi economici
dello stato ho dovuto lasciare la mia casa e sono arrivata in Italia
tre anni fa per lavoro. Sono arrivata con il visto turistico. Da tre
anni lavoro nella stessa casa privata. Mi fanno male i problemi
burocratici, che finora sono extracomunitaria. Mi farebbe piacere di
ottenere il permesso di soggiorno, di pagare tutte le tasse per
sentirmi me stessa, una persona libera, perché sono stata educata in
modo onesto. Abbiamo tentato tante volte con la mia signora –
italiana – di prendere il permesso, ma sempre qualche istante
burocratici hanno impedito. Tante persone come me sono venute
temporaneamente in Italia, la mia domanda se si trova un cittadino che
si prende tutte le responsabilità su di me, sul mio marito, perché
dobbiamo sentirci “clandestini”? Mi auguro che stato italiano a più
presto possibile adota una
legge che ne farà respirare libero sotto cielo limpido, azzurro
dell’Italia.»
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- TESTIMONIANZA DI TATIANA (
UCRAINA )
- SMS “G. SCOTTI” di Ischia, Archivio
CTP.
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- «Sono
una ragazza di venti anni e vengo dall’Ucraina, che prima era Russia
o URSS. Quando l’Ucraina è diventata indipendente tante cose sono
andate storte.
- Ad esempio: le fabbriche sono state chiuse, i prezzi si
sono alzati, ma certo gli stipendi degli abitanti sono rimasti gli
stessi.
- Poi addirittura hanno cambiato la moneta (da rubli a
grivni) e
per questo motivo tanta gente ha perso molti soldi
depositati in
banca.
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Poi con la mancanza di lavoro la gente giustamente va in banca
a ritirare i soldi, almeno quelli che sono rimasti, ma la banca dice
che non ha più denaro perché ormai stanno fallendo e alle persone
non rimane niente altro se non andare a lavorare in Europa. Certo
alcuni rimangono per i genitori e perché non hanno voglia di lasciare
il proprio paese, la patria alla quale sono molto legati con le
proprie tradizioni. L’Ucraina è un Paese molto bello. Ha tanti bei
posti da visitare e tutto è sempre molto verde...
Le terre sono
molto fertili e la verdura cresce buona e sana...
Alcuni anni fa
non si lavorava solo ma ci si divertiva facendo delle feste sulle
spiagge e attorno al
fuoco
...ballavamo tante danze e alla fine cocevamo le patate nella
cenere del falò.»
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TESTIMONIANZE
DI IMMIGRATI STRANIERI AD ISCHIA
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