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- Ricordo…ricordo, una
sera d’inverno eravamo tutti intorno al focolare. La neve scendeva
danzando e si adagiava come petali di fiori sul prato, scorgevo dal mio
balcone la mia piazza, che accendeva la mia fantasia nei giorni estivi,
tutta bianca e morbida come un cono di panna montata.
- Il luccichio delle
fiammelle, lo scoppiettare imbronciato dei ceppi ardenti e una dolce,
dolce carezza che abbracciava noi piccoli. Una voce dal timbro forte, un
volto perso negli anni quaranta e degli occhi colmi di dolcezza e
rimpianti.
- Mio padre
richiamandoci con fare sicuro incominciò a canticchiare una dolce
melodia per attirare la nostra attenzione e incuriosire i suoi piccoli
distratti da quella magica atmosfera.
- Il richiamo fu
talmente forte che legammo le nostre fantasie alle nuvole di neve, che
ormai avevano imbiancato la nostra casa, e tendendoci le mani iniziò il
suo racconto.
- Il racconto
“vissuto”da un uomo che ho amato tanto nella mia vita e che ancora amo.
- “Ero un giovane
universitario, iscritto al primo anno di giurisprudenza presso
l’Università degli Studi di Bologna. Provenivo dalla Badia di Cava, dove
nell’estate del 1939 avevo conseguito la licenza liceale”.
- I tumulti che di lì a
poco si sarebbero scatenati erano racchiusi nelle letture di alcuni
autori e nulla faceva presagire che anch’io avrei fatto parte di quel
gruppo di giovani universitari che hanno dedicato la loro vita per la
Patria.
- “Volontari per
l’Africa è questo che chiede la Patria a Voi giovani universitari.”
Questo il manifesto affisso in ogni angolo dell’Università. “Per
arruolarvi rivolgetevi al servizio di leva sito al piano terra, porta n.10
della segreteria”.
- Michele , Nino,
Antonio e Dino, animati da spirito patriottico si arruolano e partono
per l’Africa.
- Aiutare la Patria ad
espandersi, portare la nostra cultura a quelle popolazioni .
- I giornali di allora
titolavano: "L’Italia è pronta per aiutare quelle indifese
popolazioni!”
- Il viaggio lungo e
faticoso li porta in Etiopia…ma l’inganno tutto italiano era in agguato.
- Il giovane Michele
carrista, dopo aver chiuso nel suo cuore gli affetti lasciati a Venosa,
in quella bellissima piazza, inizia la sua storia di soldato.
- Una storia tormentata
e difficile.Gli aiuti dall’Italia, continua a raccontare, non arrivarono
mai.
- Solo taniche di acqua
per i carri armati e niente benzina!!!!!!
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- Niente cibo, niente,
niente, solo deserto.
- La solitudine, la
paura, la delusione di aver creduto in un mondo diverso diventano i
compagni di viaggio anche durante la prigionia durata per tre anni, dove
le bucce di patate e di banane erano il menù domenicale.
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- L’Italia è libera.
L’Italia è libera, gli Americani sono sbarcati in Sicilia, tanto
faticosamente apprendeva da una radio nascosta sotto la sabbia in un
sacco di iuta.
- Ma l’Italia, la sua
Italia era così lontana!!!!!
- “Gli alleati sono
troppo impegnati in territorio italiano – pensava - e di noi che cosa ne
sarà?” commentava con gli amici commilitoni.
- Al limite della
sopravvivenza pensava “ho creduto in un ideale mi ricorderanno per
questa lealtà, mal ripagata.”
- …Ci spiegava commosso
che una truppa inglese occupava il campo di concentramento dove loro
erano relegati.
- Probabilmente,
sosteneva, erano state le preghiere della nonna e l’aiuto che il nonno,
deceduto dopo alcuni mesi dalla sua partenza nel 1941, chiedeva al
Signore.
- In uno scontro a
fuoco, tra Etiopici ed Inglesi il caporal maggiore inglese, che aveva
condiviso con Michele la tenda, viene colpito da una baionetta, gli
chiede :”Michele per me è finita, se vuoi salvarti indossa i miei
vestiti, vai al comando inglese ed imbarcati subito per l’Inghilterra.Una
promessa: il mio orologio e le mie mostrine dovrai consegnarle alla mia
famiglia.” Turbato esegue quanto richiesto, si imbarca.
- Navigazione
durissima!!! arriva a Londra. Incontra i genitori del caporal maggiore e
dopo tre mesi rientra in Italia. La nonna e la zia che ormai non
avevano sue notizie da circa tre anni vedendolo gridarono al miracolo!
- Tutto il paese era in
festa.
- ...ormai la guerra era
lontana, bisognava riprendere gli studi interrotti.
- Dopo tre anni si
laurea con il massimo dei voti all’Università di Bari..
- Aldo Moro suo
relatore, durate la seduta di tesi presenta alla commissione il
laureando “Un giovine che ha donato gli anni più belli della sua vita
alla Patria, e che oggi abbisogna di tutta la nostra comprensione
perché la sua amara esperienza di vita ha dato ancor più valore alla
democrazia”.
- Quel giovane
volontario rivive ancor oggi nelle mie piccole azioni quotidiane.
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